22 maggio 2018 - 150 Anni della Nascita al Cielo della Beata Maria Domenica Brun Barbantini, Fondatrice delle Suore Ministre degli Infermi di San Camillo

Alla fine della missione camilliana a Lucca, Suor Caterina ci ha guidato dentro della casa madre delle sorelle Ministre degli infermi, e ci ha mostrato la stanza dove si trova il letto dov'è morta la beata e l'archivio - museo dove sta conservata l’insigne reliquia del cervello della beata Maria Domenica.

Con queste foto ricordo vogliamo unirci alle nostre carissime sorelle nel giorno che ricordano i 150 anni della Nascita al Cielo della loro fondatrice, chiedendo al Signore la grazia della pronta canonizzazione e per l'aumento di sante e buone vocazioni. 
Tanti Auguri di Santità!!!





Suor Caterina insieme a Suor Laura


Quel cervello che dopo oltre un secolo di vita fu trovato fresco e ben composto è un segno della ricchezza mentale di questa donna, della fecondità delle sue idee, delle sue capacità di intraprendenza e di coraggio nel servizio dei malati e poveri.


Reliquia del cervello della Beata Maria Domenica Brun Barbantini





Cappella di casa madre


Tratto da: V.Lessi, Genio di carità. Maria Domenica Brun Barbantini, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2008, pp.220

  Non è certo un caso che la nuova Congregazione sorga «sotto l’invocazione di San Camillo de Lellis». Il carisma che Maria Domenica scopre e riconosce nella propria vita è l’assistenza agli infermi per amore di Cristo sofferente. C’è quindi una sintonia quasi “naturale” tra la sua opera e la Compagnia dei Ministri degli Infermi fondata quasi due secoli e mezzo prima dall’ ex militare abruzzese. […] L’opera della Barbantini non nasce come imitazione di quella camilliana; il suo è un carisma personale e originale. Le vicende e gli incontri della vita hanno portato lei e la sua Congregazione a riconoscere in San Camillo e nei suoi seguaci la comune passione per Cristo e per i sofferenti.
  Per la Barbantini fondamentale è stato l’incontro con il padre camilliano Antonio Scalabrini. L’occasione per conoscerlo è offerta dal cognato, monsignor Angelico Barbantini, decano della chiesa di San Michele a Lucca. In quella chiesa, nel 1828, Scalabrini è invitato a predicare il quaresimale e monsignor Barbantini ha la felice idea di far incontrare la cognata e il religioso, figura di primo piano nel proprio Ordine, tanto che ne diventerà Superiore Generale. L’incontro si svolge il 1 aprile del 1828, proprio nel periodo in cui la Barbantini, completata l’opera della Visitazione, sta riflettendo sul futuro della propria vocazione. Tra i due scatta immediato il riconoscimento dell’affinità di carisma; ciò che li anima è lo stesso amore a Cristo da servire negli ammalati e nei sofferenti.
  La stima di Maria Domenica verso il religioso è piena, lo sceglie come maestro. Scrive nell’Autobiografia: «Ebbi la consolazione di trattenermi spesso con esso in conferenze di spirito che mi furono utilissime» e aggiunge: «Finché visse ci fu sempre padre amoroso, e seguì un commercio di lettere fra di noi che mi fu utilissimo onde sostenere la croce che mi si preparavano dagli uomini per giusta permissione di Dio». Padre Scalabrini, da parte sua nelle lettere inviate alla Barbantini non esita a chiamare l’opera di Lucca «un’impresa che mi appartiene» o «il nuovo giardino del mio patriarca». Incoraggia la donna sulla strada intrapresa e la conforta con un giudizio culturale sui tempi dominati dalle nuove ideologie laiche e filantropiche […]
  Il rapporto con Scalabrini convince Maria Domenica ad accettare la sua proposta volta ad associale le Sorelle Oblate Infermiere all’Ordine di San Camillo. L’occasione propizia si presenta quando il religioso, nel 1840, viene eletto Superiore Generale dei Ministri degli Infermi. L’anno successivo, 1841, l’istituto della Barbantini ottiene l’approvazione diocesana. Appena cinque mesi dopo, Scalabrini emana il decreto che associa le Oblate Infermiere ai Consegna le regole alle consorelleCamilliani. Non si tratta di un atto giuridico (che può essere solo nel potere della Santa Sede) quanto piuttosto dell’affermazione di una comunione spirituale tra le due comunità, entrambe dedite all’assistenza dei sofferenti.
  L’obiettivo di Maria Domenica è però arrivare all’approvazione pontificia del suo istituto e all’aggregazione giuridica ai Camilliani, fino al punto di vestire l’abito con la caratteristica croce rossa appuntata sul petto. L’iter dell’approvazione pontificia si rivela lungo, difficile e tormentato. […]
  Il 23 marzo 1852 arriva però da Roma il Decretum laudis concesso da Papa Pio IX. È questa la forma giuridica che la Santa Sede ha deciso di adottare per dare «diritto di cittadinanza» dentro la Chiesa alle molteplici forme di vita religiosa che sorgono nei primi decenni dell’Ottocento il Decretum laudis ha un’importanza fondamentale nella vita della congregazione fondata dalla Barbantini: non solo perché si tratta del primo riconoscimento pontificio, ma anche perché per la prima volta Maria Domenica e le sue amiche sono chiamate Sorelle Ministre degli Infermi, il nome che perdura ancora oggi. Se l’aggregazione giuridica all’Ordine camilliano e la vestizione dell’abito con la croce rossa sono ancora lontane, nel Decretum laudis, almeno nel nome, è affermata l’affinità alla famiglia di San Camillo, e nello stesso tempo è ribadita la comunione spirituale tra i due Istituti. Nei suoi scritti, rivolgendosi alle figlie spirituali, la fondatrice a buon diritto chiama San Camillo come «Gran Patriarca» o «Patrono e Protettore». Per la gioia di Maria Domenica e delle sue sorelle arriverà presto anche il momento in cui poter indossare l’abito con la croce rossa.


Sr. Fernanda fsc

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