Questione di Stile... Il servizio obbediente deve essere uno stile di vita Commento al Vangelo del 26 Novembre 2017, Solennità di Cristo Re

Con questa domenica si chiude un ciclo e se ne apre un altro. Si tratta infatti dell’ultima domenica del tempo ordinario, e domenica prossima entriamo nelle settimane dell’Avvento che ci orientano a celebrare il Natale, mistero della presenza di Dio che si realizza nella concretezza storica. Se volessimo tematizzare la liturgia di questa domenica potremmo dire così: “La signoria di Dio, la signoria dell’uomo”. Sebbene la liturgia di questa domenica è l’ultima di un tempo liturgico, non siamo però portati a vedere una fine, ma a concentrarci sul fine, sull’obiettivo della nostra vita. È quell’obiettivo che potrà condurci a vivere una certa signoria, non secondo la logica mondana, bensì spirituale. 

In cosa consiste la signoria di Dio? In cosa consiste la signoria dell’uomo? Senza troppi giri di parole, la signoria di Dio si manifesta nell’obbedienza di Cristo. È il termine obbedienza che sottostà al concetto di signoria, di potere, di regalità di Dio. L’obbedienza non va confusa con sottomissione, è invece prestare ascolto, porsi di fronte all’altro, relazionarsi con il prossimo, dare attenzione. La prima radice dell’obbedienza è l’ascolto. Quell’ascolto che è l’equivalente del prendersi cura, del prestare attenzione. Dio è Signore perché si è fatto uomo, si è fatto vicino all’umanità, si pone al centro dell’umanità, non avanti e nemmeno dietro. Non è un re-despota, ma un Re obbediente, prossimo, altruista, attento, pronto al servizio. 
La signoria di Dio dunque, si esprime nell’obbedienza. E l’obbedienza si traduce nella prossimità, nel servizio gratuito e disinteressato. La conseguenza dovrebbe essere logica e naturale. La signoria dell’uomo, del credente soprattutto, deve esprimersi allo stesso modo. Il principio della regalità umana sta nell’atto dell’obbedienza, nella capacità di farsi prossimo, nell’impegno di operare il bene e per il bene, nella maturità di prestare attentamente ascolto. 
Per questo oggi siamo di fronte al brano evangelico di Matteo 25,31-46 che ci presenta l’identikit della signoria dell’uomo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. E Gesù fa una carrellata per spiegare chi sono questi fratelli più piccoli: gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli indigenti, i malati, i carcerati. Sono le categorie sociali più svantaggiate. È prima di tutto verso queste categorie che l’uomo deve esprimere la sua obbedienza, la sua attenzione, il suo impegno concreto e costante. Il nostro mondo, la nostra Italia, è quanto mai affollato di affamati e assetati, di stranieri e indigenti, di malati e carcerati che necessitano di maggiore attenzione. Non vanno classificati secondo i nostri pregiudizi a priori, ma vanno accolti nella loro “diversità”, ascoltati nelle loro esigenze primarie, resi protagonisti secondo la loro cultura, sostenuti nell’integrazione, accompagnati nel difficile percorso di inserimento e di accettazione della loro stessa realtà. 
Oggi si vive una certa stanchezza sociale nell’ascoltare i nostri governanti mentre dibattono secondo logiche di partito e non di umanità e di interesse comune; siamo stanchi della sedentarietà di tanti uomini e donne che pensano ad arricchire soltanto le proprie tasche a discapito dei bisognosi di ogni genere; siamo stanchi della mediocrità di tanti cristiani che fanno gli indifferenti. E non basta nemmeno celebrare una giornata dedicata ai bisognosi una tantum, una volta l’anno. Il servizio obbediente deve essere uno stile di vita, un criterio che dà valore alla vita dell’uomo, del credente soprattutto. 
Quale il nostro stile di vita nell’essere genitori? Quale il nostro stile nel vivere la nostra professione? Quale lo stile che contraddistingue il nostro orientamento politico? Quale lo stile che permea la nostra vita cristiana? 
Don Onofrio Farinola

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