«Avrai guadagnato il tuo fratello» Commento al Vangelo del 10 settembre 2017, XXIII domenica del T.O.

Non c’è ascolto della Parola del Signore senza carità fraterna. L’una e l’altra sono intrinsecamente connesse tra loro. Il Vangelo non contempla solo l’una per trascurare l’altra ma e una e l’altra vanno di pari passo. Ce lo ricorda la proposta della seconda colletta della Messa di questa domenica che così ci fa pregare: «O Padre, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge». La parola comandamento/legge è associata senza differenze con l’espressione carità fraterna/sensibilità per le sorti del fratello. La liturgia della Parola di questa domenica sottolineando l’importanza dell’ascolto della Parola ci ricorda che tale Parola può portare frutto soltanto se si vive l’incontro con il prossimo, soprattutto quando di mezzo c’è la correzione fraterna. 
Vivere una relazione non significa accettare tutto ciò che l’altro dice o pensa, o per mantenere una determinata storia di amicizia si preferisce non controbattere, o per il quieto vivere si opta per il silenzio. Una relazione di amicizia, come una relazione familiare, o anche quella fraterna sarà solida nel momento in cui con inaudita carità e non con spirito di superbia, col senso di assoluto rispetto e non di prevaricazione, con estrema delicatezza e non con arroganza, si fa notare qualche divergenza, si richiama alla verità, si rammenta la giustizia. Per questo nella prima lettura il profeta Ezechiele ricorda il comando del Signore: «Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia». L’atto della correzione fraterna, per quanto dolorosa sia, è un aspetto fondamentale per costruire relazioni sincere, fondate sulla verità e sull’amore. Il rispetto in una qualsiasi relazione non passa per un falso silenzio, quanto invece per un dialogo franco e amorevole. E non solo per la salvezza altrui, quanto anche per la propria salvezza. Per questo troviamo ancora nella prima lettura le seguenti parole: «E tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te». Il Vangelo dal canto suo ci parla di ammonimento: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo». 
È interessante notare come la carità fraterna di cui parla Gesù si inserisca in un discorso ben più ampio. Non si tratta semplicemente di una storia tra due persone, ma è qualcosa che riguardi tutta la comunità cristiana. Per questo il Maestro di Nazareth aggiunge: «Se poi non ascolterà costoro (due testimoni), dillo alla comunità». Le sorti di un membro della comunità deve interessare tutta quanta la stessa comunità. È una comunità che deve preoccuparsi se un fratello/sorella non sta bene, se necessita di un particolare aiuto, se vive una determinata difficoltà, se sta nell’errore, se devia dall’amore del Signore. Quanto si interessano le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie come le comunità dei consacrati o le associazioni e i movimenti, di quei fratelli/sorelle che vivono nell’errore, che persistono in un determinato comportamento, che fanno della corruzione uno stile di vita, che non si rendono conto dei loro costanti errori? La carità di un credente in Cristo si manifesta non solo nel momento in cui l’altro necessita di aiuto materiale, ma anche e soprattutto se quell’aiuto è morale e spirituale. È molto più facile far suonare il tintinnio di qualche monetina nella mano di un povero, o rallegrarsi per aver preparato una busta di spesa, ma è soprattutto difficile esercitare la carità nel momento in cui è necessario richiamare, o anche rimproverare, o ammonire. A volte si pensa che per rispetto della sensibilità altrui è meglio tacere. Non è certamente un comportamento cristiano. È essere complice dello sbaglio degli altri. 
«Che il Signore ci aiuti in questo servizio fraterno, tanto bello e tanto doloroso, di aiutare i fratelli e le sorelle a essere migliori e ci aiuti a farlo sempre con carità, in verità e con umiltà». (Papa Francesco). 
Don Onofrio Farinola

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