San Camillo e il Sacro Cuore di Gesù

Di padre Felice Ruffini camilliano
Più di qualcuno ci chiede il "perché" i Camilliani hanno introdotto in Italia dalla Francia la pia pratica de "La Guardia d'Onore al S. Cuore di Gesù", e ne curano la diffusione. 
Una domanda legittima che offre anche a noi motivo di ricerca e di approfondimento. 
Le sue radici, ne siamo convinti fin d'ora, trovano il loro humus nel Padre Fondatore San #Camillo de Lellis, che sotto l'azione dello Spirito Santo ebbe il dono del carisma di dare vita ad una "Compagnia d'huomini pij, e da bene, che non per mercede, ma volontariamente e per amor d'Iddio, gli servissero con quella charità et amorevolezza che sogliono far le madri verso i loro proprij figliuoli infermi". 
Quel "gli" sappiamo che erano gli ammalati dell'Ospedale del S. Giacomo degli Incurabili di Roma, assistiti da gente che il nostro Santo riteneva "mercenari", dei quali nella stesura del biografo contemporaneo, il camilliano P. Sanzio Cicatelli, vengono descritti i comportamenti disumani. 
Camillo non nasce Santo, anzi. Un felice slogan lo dice "da mercenario della morte ad angelo di carità", e ne fa intuire da dove è partito. 

E' nelle notti passate in preghiera dinanzi al grande Crocifisso avuto in dono, ed ancora oggi venerato nella Chiesa di S. Maria Maddalena in Roma, nel silenzio della piccola camera dove si riposa per qualche ora dopo il servizio di Maestro di Casa dell'Ospedale romano, ancora laico, che scopre il ripetersi quotidiano del Mistero della Croce nelle corsie luride, nel putridume dei letti dove uomini malati incarnano il Cristo piagato e abbandonato. 
La sua esperienza di Dio, ritrovato sulla via per Manfredonia il 2 febbraio 1575, si fa subito Cristocentrica. Inizia una ricerca ed una scoperta in crescendo nel malato e in chi soffre, della chiamata a completare la Passione del Cristo "in favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 24), se qualcuno però è in grado di essere testimone della sua Misericordia. 
Tra le corsie della sofferenza umana Camillo apprende, quindi, che l'Uomo malato è l'Incarnazione di Dio nello stato di flagellato e coronato di spine, inchiodato e trafitto sulla Croce dal peccato dell'umanità. 
Il grande libro dell'ascesa al Monte Santo di Dio per Camillo de Lellis saranno il Crocifisso e l'Uomo-malato. Ed è in questo alveo che troviamo suoi comportamento riconducibili a quelle radici di cui si è detto all'inizio. 
Il suo momento storico, - nato nel 1550 e morto nel 1614 -, non è ancora quello dell'inizio della devozione al Sacro Cuore di Gesù, che si ha il 20 ottobre 1672 con la prima solenne festa in Francia appoggiata dal beneplacito di molti Vescovi, un anno prima della grande rivelazione a S. Margherita Maria Alacoque il 27 dicembre 1673. 
Ma nella Chiesa ci sono già da tempo i presupposti. Nella Haurietis Aquas Pio XII di s.m. troviamo questo passo interessante: "Volendo ora soltanto accennare alle tappe gloriose percorse da questo culto nella storia della pietà cristiana, occorre anzitutto ricordare i nomi di alcuni di coloro, che ben si possono considerare come gli antesignani di questa devozione, la quale, in forma privata, ma in modo graduale sempre più vasto, andò diffondendosi in seno agli istituti religiosi. Così, ad esempio, sono benemeriti del sorgere e dell'espandersi del culto al Cuore Sacratissimo di Gesù san Bonaventura, sant'Alberto Magno, santa Geltrude, santa Caterina da Siena, il beato Enrico Susona, san Pietro Canisio, san Francesco di Sales. A san Giovanni Eudes si deve la composizione del primo ufficio liturgico in onore del Cuore Sacratissimo di Gesù…" (IV, 2), dal quale poi è scaturita quella prima solenne festa pubblica.

Ma se il nostro Santo non può rientrare in questo elenco, lo ritroviamo nella loro scia. Il Cicatelli ci informa che "Nelle sue orationi non andava appresso a certi punti troppo sottili, o speculativi, ma rinchiudendosi tutto nel S.mo Costato del Crocifisso ivi si tratteneva, ivi dimandava gratie, ivi scopriva i suoi bisogni, et ivi faceva alti e divini colloquij col suo amato Signore. Del resto tutte l'altre cose del mondo erano per lui come morte e sepolte". 
Ed è sorprendente costatare quale armonia e concordanza si trovi con quanto il Sacro Cuore dica a S. Margherita Maria Alacoque nell'apparizione del 27 dicembre 1673: "Vedi la piaga del mio Costato? Ivi farai d'ora innanzi la tua perpetua dimora… In essa soltanto potrai conservare la veste dell'innocenza…"! 
La meravigliosa scoperta S. Camillo non la tiene per se, ma la comunica agli altri, particolarmente quando assiste gli agonizzanti. Così accanto al letto di un certo Leone Posterla Milanese gli suggerisse: "… confidatevi nella misericordia del Signore c'ha sparso il sangue per la salute vostra, eccolo che vi mostra le piaghe, eccolo che vi mostra il costato aperto, vedetelo qui coronato di spine…". 

Ebbene, Gesù a S. Margherita Maria le disse anche: "Guarda l'apertura del mio sacro Costato; è un abisso senza fondo, cui scavò una freccia smisurata, la freccia dell'amore". 
Limpido l'assunto che uno solo è il Divin Maestro per san Camillo e per santa Margherita Maria quando le dice "Mettila (la volontà) nella piaga del mio Cuore e troverà la forza di superare se stessa". 
E san Camillo firmando sul letto di morte la sua "Lettera Testamento", chiamando a testimoni i Religiosi presenti, termina asserendo "Finalmente lascio a Gesù Cristo Crocifisso tutto me stesso in anima e corpo, e confido che per sua mera bontà e misericordia (mi) riceverà…". 
Non sappiamo se esista o meno una dichiarazione di intenti del camilliano P. Giovanni Baccichetti quando nel 1871 eresse il primo centro in Italia della "Guardia d'Onore al S. Cuore di Gesù". Certamente era nel tessuto dell'Ordine dei Ministri degli Infermi, detti anche Camilliani, come scrive la "Costituzione Generale", art. 4, aggiornata dal Capitolo Generale del 1983 secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II, che afferma essendo l'Ordine "… parte viva della Chiesa ha ricevuto da Dio, tramite il Fondatore San Camillo, il dono di testimoniare al mondo (cf. Rm 12, 6) l'amore sempre presente di Cristo verso gli infermi…" (art. 1), fedeli a quanto il Figlio di Dio ha insegnato che "Ciò che egli fece, volle che anche i suoi discepoli facessero, unendo alla missione di annunciare il Vangelo il mandato di curare i malati: Curate i malati… e dite loro: sta per venire il regno di Dio (Lc 10, 9)".

Ed una gradita sorpresa la si è avuta nello scoprire nella pubblicazione "ROLO BANCA 1473 - La raccolta d'Arte, a cura di Michela Scolaro, Bologna 1997", l'immagine che qui si riproduce in raffigurazione inedita per il Nostro Santo Padre Camillo. L'opera di Ubaldo Gandolfi, olio su tela  (112. x 153), fu eseguita sulla fine degli anni 60 del 1700, e certamente l'Artista deve avere avuto suggerimenti da qualche Religioso Camilliano di Bologna. Ed è fin troppo evidente il riferimento al Culto del Sacro Cuore iniziato cento anni addietro. La presenza dell'Immacolata Madre di Dio, quale Mediatrice presso il Figlio Gesù, è un tema fortemente presente nell'Ordine Religioso Camilliano. 
Per questo i Camilliani ancora oggi diffondono con questa singolare pia pratica il culto del Sacro Cuore di Gesù nei luoghi di sofferenza, pubblici e privati, confortati dal Magistero di Giovanni Paolo II: "Gli adoratori del Cuore divino diventano uomini della coscienza sensibile… e si risveglia in essi anche il bisogno della riparazione per i peccati del mondo… è necessaria nella Chiesa questa schiera di cuori vigilanti, perché l'Amore del Cuore divino non rimanga isolato e non ricambiato" (Angelus, domenica 24 giugno 1979).
COR JESU, Organo ufficiale della Guardia d'Onore al S. Cuore di Gesù, anno LXXIII - n. 8, pp. 2-5. 
Altare del «Sacro Cuore di Gesù», nella Parrocchia San Camillo in Roma, 
sede della "Guardia d'Onore" introdotta in Italia dai Camilliani nel 1878.

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