«Ma io vi dico...» Commento al Vangelo del 12 febbraio 2017, VI domenica del T.O.

“Parliamo della sapienza di Dio”, ci dice san Paolo nella seconda lettura di questa domenica. Di quale sapienza dobbiamo parlare? In cosa consiste la sapienza di Dio? Quale differenza tra la sapienza di Dio e quella dell’uomo? 
Domenica scorsa Gesù nel Vangelo di Matteo ci ricordava il nostro essere “sale della terra”. Era un invito a coltivare la sapienza, l’essere “saporiti” della grazia e dell’amore di Dio. Il sapiente, secondo la logica di Dio, è colui che si lascia pervadere dalla sua grazia; che si lascia abbracciare dal suo amore; che si lascia attrarre dalla sua proposta di vita nuova; che si lascia coinvolgere dal suo mistero. È Gesù il sapiente per eccellenza, colui che ha vissuto questa esperienza di fascino e di bellezza di Dio, che si è lasciato pervadere interamente dal suo infinito amore, coinvolgere, se non sconvolgere, da quel mistero eterno che appartiene solo al Padre. Allora, quando san Paolo nella sua prima lettera rivolta agli abitanti di Corinto parla della sapienza di Dio, «che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria», si riferisce alla persona di Gesù. 
La sapienza non è un sapere intrecciato di logica umana, non è la semplice intelligenza o la conoscenza di una dottrina, frutto di uno studio personale approfondito. La sapienza del cristiano, come quella di Gesù, consiste in un abbraccio, in un atto di amore, in un coinvolgimento. È sapiente quel credente che vive proteso verso Dio, che si lascia da lui abbracciare, che aspira alle cose alte, a quelle del cielo, che vive in continua tensione. Il credente sapiente potrebbe essere rappresentato con le ali al cuore. 
È Gesù il modello del sapiente, è lui il primo sapiente. È lui che si è lasciato condire della grazia e dell’amore del Padre. È questo condimento che rende sapiente Gesù. E il cristiano. Il libro del Siracide nella prima lettura ci dice che “grande è la sapienza del Signore”. E Gesù nella pagina evangelica ci ricorda: «Chi invece li (i comandamenti) osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». La sapienza sta nell'accogliere “la Legge e i Profeti”, ovvero la proposta contenuta nella Parola di Dio. È la Parola del Signore il fondamento della sapienza del credente. È quella Parola che rende saporita la sua vita. È in quella Parola che sono contenuti l’amore e la grazia di Dio. Per questo il Maestro di Nazareth precisa: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento». È venuto per dirci che la consistenza della vita del cristiano sta non nei suoi progetti, nelle sue logiche astratte, nelle sue scoperte, nei suoi frivoli ragionamenti, ma nel vivere ciò che Dio propone e ha sempre proposto con i Comandamenti e la testimonianza e la parola dei Profeti. 
“Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno”, leggiamo ancora nella prima lettura. La Parola custodisce, rigenera, fortifica, abbellisce, rivoluziona. 
Gesù è sapiente perché è un plasmato dalla Parola. Ecco perché Giovanni l’evangelista non ha esitato ad affermare che “la Parola si fece carne”. 
È la Parola che ha plasmato nel seno della Vergine di Nazareth Gesù. 
“Beato chi cammina nella legge del Signore” ci farà ripetere il ritornello del Salmo Responsoriale. Beato chi si lascia plasmare dalla Parola del Signore; è beato chi si lascia coinvolgere da quella Parola; è beato chi si lascia incontrare dalla Parola; è beato chi si lascia generare dalla Parola; beato è chi si lascia afferrare dalla Parola di Dio. 
E tu, coltivi nel tuo cuore il desiderio di essere veramente sapiente? 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote capuccino

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