“Canterò in eterno l’amore del Signore” (Sal 88, 1) Voti Perpetui di Sr. Myreli e Sr. Delia

19 marzo 2015: 
Santa Messa presieduta dal Rev.do padre Leonello Leidi (capo Ufficio della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica) insieme ai padri concelebranti: padre Ugo, padre Modest e padre Francisco camilliani.
Accompagnano le foto parte dell'omelia detta da padre Leonello.

«Le parole del Salmo responsoriale, che abbiamo proclamato, salgono spontaneamente alle labbra volgendo lo sguardo a questa assemblea, carissimi fratelli e sorelle qui convenuti per celebrare - con la preghiera comune e la gioia sincera - la donazione di queste sorelle Sr. Mirely e Sr. Delia che oggi impegnano la loro vita come offerta totale di sé nell'Istituto delle Figlie di San Camillo, abbracciando «con gioia il carisma della misericordia»,  e la festa del Patrono della Chiesa Universale: san Giuseppe, Custode casto del Redentore, l’uomo giusto, che nell'umiltà della bottega di Nazareth provvide col lavoro delle proprie mani al sostentamento della Sacra Famiglia».



[...] «Beato chi abita nella tua casa, Signore: senza fine canta le tue lodi » (Canto al Vangelo, Sal 83,5). La verginità consacrata è il dono dell’esperienza dell’amore del Signore, amore oggettivo ed effettivo: di questo dono siete responsabili e siete chiamate a testimoniarlo (il nostro mondo oggi ne ha immenso bisogno) con la forma stessa della vostra vita. «Veramente la vita consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli».
Dio ha fatto maturare – in ognuna di voi –  il proposito di seguire più da vicino l’unico vero Maestro.   «È precisamente questa “vita in Cristo” ciò che garantisce la nostra efficacia apostolica, la fecondità del nostro servizio… Quello che assicura il frutto è l’essere fedeli a Gesù… contemplarLo, adorarLo e abbracciarLo, nel nostro incontro quotidiano con Lui nell'Eucaristia, nella nostra vita di preghiera, nei nostri momenti di adorazione… 
Il “rimanere” con Cristo non significa isolarsi, ma è un rimanere per andare all'incontro con gli altri». [...]
[...] Un unico grande desiderio deve aprirvi al domani, a ogni giorno che nasce e a tutto il tempo che il Signore vi concederà: vivere di amore, rimanere nell'amore, crescere nell'amore. L’amore che Dio ha per noi e che troviamo in Gesù, il Figlio prediletto del Padre, e che Gesù ci dona nel suo Spirito. E quello che noi viviamo, rispondendo all'amore di Dio. Più concretamente il desiderio di amare – un desiderio sincero e forte – coincide con il desiderio di crescere in una comunione sempre più intima con il Signore Gesù, il Crocifisso risorto.
Così ammoniva sant'Agostino: «Ricordatevi d’amare con tutto il cuore colui che, tra i figli degli uomini, è il più bello (Salmo 44, 3)… Considerate la bellezza di colui che amate. Pensatelo uguale al Padre e obbediente anche alla madre; signore del cielo e servo qui in terra; creatore di tutte le cose e creato come una di esse. Contemplate quanto sia bello in lui anche quello che i superbi scherniscono. Con occhi interiori mirate le piaghe del crocifisso, le cicatrici del risorto, il sangue del morente, il prezzo versato per il credente, lo scambio effettuato dal redentore. Pensate al valore di tutte queste cose e ponetelo sulla bilancia dell’amore.  Vi si imprima nel cuore, per quanto esso è capace, colui che per voi fu confitto in croce…»[...]
"Faccio a Dio voto in perpetuo di perfetta castità, povertà, obbedienza e di servire gli infermi anche con pericolo della vita secondo le Costituzione e le Disposizioni della Congregazione delle Figlie di San Camillo..."
[...] È  questo amore che siete chiamate a ri-amare, a questo amore che siete chiamate a conformare la vostra vita che vi impegnate a vivere «solamente per Gesù Crocifisso»  sofferente sulla croce e negli infermi. Un amore così non può limitarsi a riempire il cuore di chi è amato e riama, ma raggiunge anche gli altri soprattutto chi ne ha più bisogno, lo contagia nella profondità del suo essere e lo cambia. È l’amore di chi, da discepolo e amico, diviene testimone di Gesù che ha dato se stesso per amore. Tra poco emetterete la vostra professione e vi impegnerete a testimoniare questo amore con la vita «a stimare sempre più, ad amare con tutto il cuore e a praticare con tutte le forze il servizio agli infermi, anche a rischio della vita»[...]
 Momento della benedizione di consacrazione perpetua.

[...] In questo giorno della vostra donazione definitiva al Signore, la Chiesa vi pone accanto la figura di Giuseppe, e il compito di essere come lui “custodi” degli infermi che vi sono posti sul cammino: sensibili alle esigenze di quanti vi sono affidati, capaci di leggere con realismo e fiducia i segni dei tempi e di analizzare con realismo quanto succede intorno a voi, e di prendere decisioni sagge e prudenti.
«Come esercita Giuseppe questa custodia? - continua il Santo Padre - Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende».
Essere Figlie di San Camillo significa seguire Cristo, medico delle anime e dei corpi, evangelizzatore dei poveri, significa essere missionarie, significa abbracciare uno stile di vita semplice, umile, mite, mortificato, zelante. Non dimenticatelo, siete chiamate ad essere «ministre dell’amore misericordioso di Gesù verso gli infermi»[...]

[...] In un passaggio delle Regole, san Camillo invita a chiedere al Signore la grazia di «un affetto materno verso il suo prossimo» in maniera da «poterlo servire con ogni carità tanto nell'anima come nel corpo. Infatti, con la grazia di Dio desideriamo servire gli infermi con quell'affetto che una madre amorevole suole avere verso il suo unico figlio infermo».
«Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!».
Siate per i malati come la più tenera delle madri. Dal tempo di San Camillo, dei vostri fondatori la Beata Giuseppina Vannini e del Beato Padre Luigi Tezza, ad oggi, molte cose sono cambiate, ma la richiesta di attenzione, di tenerezza, di custodia è altrettanto insistente oggi come lo fu al tempo di San Camillo, anzi forse maggiore. La nostra speranza è che voi, sue discepole, possiate ridare vigore al ministero che vi è affidato.
Insieme a Sr. Teresa la loro formatrice di noviziato





Sr. Delia e Sr. Anita sono sorelle di sangue 
[...] Lo Spirito attraverso i vostri Fondatori ha fatto alla Chiesa un dono meraviglioso. Il vostro carisma rimane sorprendentemente attuale oggi, in cui le forme della povertà e della malattia si moltiplicano e il divario tra i ricchi e i poveri cresce allargandosi sempre di più.
Giuseppe, custode del Redentore, silenzioso e laborioso nella sua paternità, è un magnifico esempio per ciascun consacrato e ciascuna consacrata. A lui ricorriamo, nella sua castità verginale e nella sua paternità spirituale vediamo rispecchiati gli ideali più alti della nostra vocazione. Egli ci insegna l’amore al raccoglimento e alla preghiera, la fedeltà generosa agli impegni assunti davanti a Dio e alla Chiesa, la dedizione disinteressata alla Comunità nella quale la Provvidenza ci ha posti, per quanto piccola e ignorata sia. Nella luce del suo esempio possiamo imparare ad apprezzare il valore di tutto ciò che è umile, semplice, nascosto, di ciò che si compie, senza appariscenze e senza clamori, ma con effetti decisivi, nelle profondità insondabili del cuore[...]




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