Santa Giuseppina Vannini e i bambini


Suscita una certa curiosità il fatto che tra le grazie attribuite all'intercessione della Beata Giuseppina Vannini, gran parte siano a favore di bambini e addirittura di nascituri.
Molte mamme riferiscono che, grazie all'intercessione della Beata, sono riuscite a portare avanti la gravidanza, a superare difficoltà anche serie, altre infine sono riuscite a rimanere incinte quando avevano perso ogni speranza. Insomma, tante nascite grazie alla preghiera di una “orfanella”. Sì, perché Giuditta Vannini, a soli 7 anni era già orfana da entrambe i genitori e con lei una sorellina più grande, Giulia, e un fratellino più piccolo, Augusto. Il loro rifugio è stato l’orfanotrofio dove Giuditta si è trovata con tante bambine come lei, senza l’affetto e l’amore dei genitori e nemmeno dei fratellini, perché ognuno è andato in un luogo diverso.
Alcune risposte allora ci sono? Orfana, cresciuta in orfanotrofio, e successivamente maestra d’asilo! Tutto qui?
Certo, anche il Maestro divino prediligeva i bambini, perché di essi è il regno dei cieli, ma Giuditta o Giuseppina Vannini aveva ricevuto dal Signore un altro carisma: “Curare gli ammalati come una madre cura il suo unico figlio infermo” e per essere brevi: curare gli ammalati con cuore di madre, ed è questo che la Vannini ha cercato di fare mettendo tutta la sua vita a servizio degli infermi e fondando, assieme al Beato Luigi Tezza, una Congregazione Religiosa dedita alla cura degli infermi.
Alcune testimonianze ci mostrano il cuore della Vannini verso i bambini. È Suor Giovanna Pedon a testimoniare:

“Dall’Ospedale di San Giovanni, portò a casa una bambina orfana dei genitori e la presentò come Befana di Gesù Bambino; dall'Istituto Parisotti portò a casa un’altra bambina che aveva la mamma al manicomio e il padre non curante della famiglia; tolse dai pericoli varie giovani, provvedendo loro a lungo del necessario”[1].
Anche una sua nipotina, figlia del fratello Augusto, resterà per qualche tempo con le suore, e sarà la zia a prepararla alla Prima Comunione.
Già durante gli anni di insegnamento la Vannini si era fatta notare per il forte ascendente sui bimbi della scuola interna all'orfanotrofio:

“Intanto, destinata la Vannini alla scuola dei bimbi dello stesso Conservatorio, che ammontavano al bel numero di trecento. Le suore che l’ebbero a compagna, non poterono a meno che lodarsi della sua opera, mentre spesso bastava tutta sola a dominare quell'esercito infantile e mantenere l’ordine perfetto nella scuola”[2].

E questa attenzione, sembra che la Madre abbia inculcato anche nelle sue figlie, dal momento che il suo primo biografo riporta che “le Figlie di San Camillo quando vanno per le case a prestare l’assistenza a domicilio pensano non solo all’ammalata ma compiono qualsiasi servizio come, riassettare la casa, preparare il cibo, vestire i bambini, prendersi cura dei più grandicelli, fare cioè da infermiere e da madri”[3].

Immagini che ci fanno vedere come il “cuore di madre” voluto da Camillo per i suoi religiosi trovano perfetto compimento nella vita delle Figlie di San Camillo e più ancora nella vita di colei che ha il compito di infondere uno stile e una nota caratteristica in questa “piccola pianticella”, come lei stessa amava definire la nascente comunità.

Le testimonianze recenti sono tante. Riportiamo, una tra le tante, testimonianza di una mamma che ringrazia la Beata Giuseppina Vannini:

“All’inizio del 2009 sono rimasta incinta, ero molto felice ma questa felicità è durata poco perché ho avuto un aborto. Sono passati alcuni mesi e sono rimasta incinta un’altra volta, ma avevo paura di perdere il mio bimbo, e purtroppo è successo, l’ho perso di nuovo. Sono rimasta molto triste e depressa perché il mio sogno era essere madre.

Dopo alcuni mesi, nel 2010, per la mia gioia Dio mi ha benedetta ancora una volta e sono rimasta molto felice ma allo stesso tempo avevo il cuore stretto per la paura di un nuovo aborto. Ero molto insicura e non ho voluto dire a nessuno, soltanto io e mio marito sapevamo. Sono andata dal medico, ho fatto gli esami, l’ecografia, e tutti gli esami erano normali, grazie a Dio. Fino al settimo mese tutto è andato bene, finché un giorno sono iniziate le contrazioni, molto preoccupata sono andata dal medico che mi ha ricoverata sotto diverse medicazioni per riuscire a tenere la bambina, perché se nascesse avrebbe corso il rischio di non sopravivere. La mia pressione era alta e mio marito e tutta la mia famiglia erano disperati.

Qui nell’ospedale ho conosciuto una suora, Sr. Ernestina, molto buona e caritatevole, con un cuore pieno di bontà, la quale vedendo la mia situazione, mi ha portato una preghiera della Madre Giuseppina Vannini e mi ha detto di fare la novena. Nello stesso giorno ho iniziato a pregare e chiederle la grazia di avere la mia bambina nel tempo giusto. Sono andata a casa dopo 5 giorni.

Dopo due settimane sono ritornata all’ospedale per avere la mia bambina. Il giorno 29 settembre alle ore 8 del mattino è nata la mia figlia Beatrice da parto normale, bella, sana e con 2.400 kg. Sono raggiante di tanta felicità, grazie a Dio e a Madre Giuseppina Vannini, tutto è andato bene”.
 Dal Brasile ci è arrivata la seguente testimonianza:

“Ero incinta di sette mesi, quando ho avuto la rottura della borsa con una conseguente emorragia. Sono andata all’ospedale e mentre venivo visitata, Sr. Ernestina ha consegnata a mio padre una copia della preghiera alla Beata Giuseppina Vannini. Io l’ho presa con fede e mi sono affidata a lei con molta fede perché era troppo presto perché il mio bebè nascesse. Ho fatto la novena e la mia richiesta è stata esaudita. Mia figlia è nata il giorno 8 ottobre 2010, è sana e non mi resta altro che ringraziare perche questa miracolosa preghiera mi ha  aiutato, mi ha dato forza e continua ad aiutarmi.
Grazie, Madre Giuseppina Vannini per la grazia ricevuta. Madre Giuseppina Vannini, prega Dio per noi!”
La testimonianza che segue è resa da un ragazzo nato grazie all'intercessione della Santa:
 “Siamo venuti in questo luogo davanti alla tomba della Beata Giuseppina Vannini per sciogliere una promessa fatta da papà e mamma nel novembre del 1997. In quel giorno, visti i precedenti problemi della mamma e dopo essere state presentate dal ginecologo, nel corso della visita, notevoli difficoltà per l’esito positivo della mia gestazione, papà e mamma si sono rivolti a Santa Giuseppina Vannini.
La sua immagine era presente nella sala d’aspetto nell'ospedale San Camillo di Trento. I miei genitori si sono affidati alle sue preghiere con la promessa di portarmi dinanzi alla sua urna contenente le sue spoglie mortali. Oggi siamo qui per sciogliere questo voto". (Una famiglia di trentina – 15 febbraio 2012).
E come queste, molte altre testimonianze dimostrano questa “attenzione” della Beata Vannini verso le mamme e i loro bambini!
La vita è un dono di Dio, un dono gratuito che va accolto, amato, custodito e chi più dei santi  hanno capito questa verità?
Ringraziamo Santa Giuseppina Vannini perché con la sua intercessione ha ottenuto la gioia a tante famiglie che desideravano un figlio e invochiamola in ogni nostro bisogno che certamente non mancherà di venirci incontro con la sua dolce intercessione!
E con il Salmo 139 preghiamo:
Sei tu che hai creato le mie viscere
   e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
   sono stupende le tue opere,
   tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
   quando venivo formato nel segreto,
   intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
   e tutto era scritto nel tuo libro;
   i miei giorni erano fissati,
   quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
   se li credo finiti, con te sono ancora.


[1] Positio super virtutibus, Testimonianza di Sr. Giovanna Pedon, p. 9 (Summarium super causae introductione).
[2] Sandigliano G., Madre Giuseppina Vannini Fondatrice delle Figlie di San Camillo. La sua vita e la sua opera, Unione tipografica Popolare, Casale Monferrato 1925, p. 9.
[3] Cfr. Ibidem, p. 100.

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